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La fertirrigazione: Uno strumento per migliorare la nutrizione delle piante e rispettare l’ambiente

Con il termine fertirrigazione s’intende una tecnica che consente la distribuzione dei fertilizzanti insieme all’acqua d’irrigazione. Questa tecnica si è apprezzata maggiormente con la diffusione della microirrigazione e/o irrigazione a goccia, infatti, si applica preferibilmente con l’irrigazione localizzata e/o con la subirrigazione. Si può effettuare anche con altri sistemi irrigui, ma per una migliore distribuzione del fertilizzante si preferiscono i sistemi sopradetti.
La distribuzione dei fertilizzanti in acqua migliora l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante ed al tempo stesso si rende più efficiente l’utilizzo dell’acqua. In pratica la fertirrigazione realizza un effetto sinergico tra acqua e fertilizzante.
Per un efficiente e razionale impiego della fertirrigazione è importante conoscere alcuni aspetti, quali:
• le esigenze nutrizionali minerali della coltura;
• il fabbisogno idrico della coltura;
• il periodo di assimilazione dei diversi nutrienti rispetto alle principali fasi vegetative della coltura;
• la fertilità del terreno e/o del substrato;
• le caratteristiche chimiche dell’acqua d’irrigazione;
• i principali dati climatici dell’areale di coltivazione;
• la tecnica fertirrigua, per poterla gestire ed applicare in modo corretto e razionale.
VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA FERTIRRIGAZIONE
I principali vantaggi della fertirrigazione consistono in:
• minor impiego di manodopera per le operazioni di distribuzione del fertilizzante;
• minor calpestamento del terreno con le macchine agricole per le operazioni colturali;
• miglior frazionamento della concimazione azotata;
• migliore applicazione dei fertilizzanti, perché essi vengono distribuiti nell’area di terreno effettivamente esplorato dagli apparati radicali delle colture;
• assenza di perdite di nutrienti e di acqua, grazie alla loro migliore distribuzione al terreno e la loro precisa localizzazione vicino all’apparato radicale delle colture;
• assenza di ruscellamenti e percolazioni verso i fiumi e le falde freatiche;
• possibilità di effettuare le concimazioni anche in quei momenti in cui la coltura non è accessibile ai mezzi meccanici per la loro distribuzione;
• assenza di dispersioni di polveri nell’aria durante la distribuzione dei fertilizzanti.
I principali svantaggi si riassumono in:
• possibilità di applicazione alle sole colture irrigue;
• necessità di un impianto d’irrigazione tecnologicamente più perfezionato e costoso rispetto all’irrigazione tradizionale;
• interventi d’irrigazione non sempre strettamente necessari ma da effettuare al solo scopo di distribuire il fertilizzante.
Una corretta e razionale gestione della fertirrigazione consente, generalmente, di migliorare le rese rispetto alla concimazione tradizionale.
Per es. in orticoltura ed in floricoltura essa si è ben sviluppata da diversi anni. Per una coltivazione di pomodoro le rese possono migliorare del 15-30% con la fertirrigazione rispetto alla concimazione tradizionale con irrigazione ad aspersione.
Irrigazione a goccia e fertirrigazione, efficienza ed uniformità di distribuzione della soluzione nutritiva.
Per prevenire fenomeni d’inquinamento per dilavamento è opportuno che la tecnica irrigua adottata assicuri un’elevata efficienza ed uniformità distributiva dell’acqua. Occorre distribuire volumi di adacquamento idonei per portare il volume di terreno interessato dalle radici alla capacità idrica di campo, ciò significa definire correttamente le variabili irrigue (turni e volumi), conoscere le caratteristiche idrologiche del terreno, la profondità delle radici e l’umidità del terreno al momento dell’irrigazione.
Nel caso dell’irrigazione a goccia è opportuno adottare turni irrigui molto stretti. Nelle colture in contenitore, come anche per i terreni sabbiosi, a volte le colture richiedono più turni irrigui giornalieri, in considerazione delle perdite d’acqua per evapotraspirazione e per la bassa capacità di trattenere l’acqua. Nei terreni argillosi occorre adottare turni irrigui più lunghi per evitare fenomeni d’asfissia.
Anche la scelta e la tipologia dell’impianto irriguo è di estrema importanza. Occorre conoscere il numero e la portata dei gocciolatoi per unità di superficie. Essi devono consentire una erogazione tale da ottenere una continuità di volume di terreno bagnato lungo tutta la linea distributrice, inoltre la superficie di terreno umettata deve essere adeguata alle esigenze della coltura. La distanza tra i gocciolatoi lungo l’ala gocciolante può variare tra valori che vanno da 30 cm a 80cm, passando da terreni sabbiosi a terreni argillosi. Solo in questo modo sarà possibile ottenere un’elevata uniformità ed efficienza di distribuzione dell’acqua e contemporaneamente un’efficace distribuzione del fertilizzante.
Attenzione però, perché in alcuni casi con la fertirrigazione si sono avuti problemi legati ad un’elevata perdita di nutrienti nel terreno, e con relativo inquinamento delle falde. Ciò dipende da un’errata gestione dell’irrigazione e della fertirrigazione associata a condizioni idrodinamiche sfavorevoli del terreno. Attualità recente (per rendere evidenti problematiche ambientali alle quali dovremo porre sempre maggior attenzione), in aree ad alta densità agricola della Spagna (Almeria) i livelli di nitrati nelle falde sono superiori ai limiti di legge.
I terreni con caratteristiche più sfavorevoli, e che quindi sono più soggetti a rischio di inquinamento da nitrati, sono i terreni sabbiosi per la limitata capacità di ritenzione idrica e di scambio cationico, quelli con falda superficiale (inferiore ai 2 m), i terreni con uno ridotto strato utile (15-20 cm), i terreni con una pendenza elevata e quelli ricchi in sostanza organica.
Una gestione ottimale della fertirrigazione ha naturalmente influenza anche sulla qualità della produzione, anche se a volte le differenze tra fertirrigazione e fertilizzazione tradizionale non sono sempre così nette.
L’inquinamento ambientale e la fertirrigazione.
Nel codice di buona pratica agricola (CBPA), relativo alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole (Direttiva CEE 91/676), sono incoraggiate quelle tecniche con le quali la concimazione azotata viene effettuata con poco anticipo rispetto ai momenti di fabbisogno (concimazione in copertura, fertirrigazione). Inoltre è ribadita l’importanza di praticare la fertirrigazione con metodi irrigui che assicurano un’elevata efficienza distributiva dell’acqua.
Nel caso di colture a ciclo breve, come la maggior parte degli ortaggi da foglia, da frutto o da radice, come insalate, cavoli, zucchine, ravanelli, ecc., la scelta del momento di esecuzione della concimazione passa in secondo piano, come misura di contenimento delle perdite per dilavamento dei nitrati, rispetto al rischio, ben maggiore, di un elevato valore di nitrati nei prodotti destinati al consumo, spesso dovuti ad un irrazionale eccesso di concimazione azotata.
In pratica si tratta di stabilire gli obiettivi di produzione che si conciliano al meglio con la remunerazione dei produttori, con l’approvvigionamento dei consumatori e con la riduzione al minimo del rischio ambientale, per raggiungere il risultato di poter impostare un programma di coltivazione e di fertirrigazione che eviti errori clamorosi.
Nello stimare i fabbisogni dei diversi nutrienti si deve seguire l’impostazione di prendere come base i vari livelli di produzione delle colture, le caratteristiche dei nutrienti ed i conseguenti asporti di elementi nutritivi da parte delle stesse colture. Di conseguenza vanno presi in considerazione anche i valori degli asporti degli elementi nutritivi al fine di indicare, con il massimo della chiarezza e della semplicità, i fabbisogni da apportare alle singole colture.
La metodologia della fertirrigazione.
Una corretta e razionale applicazione della fertirrigazione richiede la conoscenza e di stabilire diversi parametri, quali la quantità ed i rapporti fra gli elementi nutritivi, la composizione chimica della soluzione, la frequenza degli interventi di fertirrigazione.
Possiamo distinguere, fondamentalmente, due metodologie di fertirrigazione:
• Distribuzione degli elementi nutritivi in modo continuo e proporzionale all’intervento irriguo.
Questo metodo ha il vantaggio di essere estremamente semplice e consente di aumentare la distribuzione dei fertilizzanti all’aumento della domanda di acqua di irrigazione. E’ una metodologia che si avvicina alla tecnica della fertirrigazione delle colture fuori suolo. Estrema importanza ha la composizione chimica della soluzione, la sua conducibilità elettrica (EC) ed il pH. Nella versione estrema il terreno costituisce solamente un supporto della coltura.
• Distribuzione degli elementi nutritivi in modo discontinuo, non proporzionale all’irrigazione.
La fertirrigazione viene definita e suddivisa per ciascuna fase fenologica. Il fabbisogno della coltura viene stimato attraverso un bilancio che considera le asportazioni, le immobilizzazioni, le perdite, gli apporti e le disponibilità naturali del terreno. Quindi viene suddiviso, considerando i rapporti ottimali fra gli elementi, per ciascuna fase fenologica ottenendo la quantità da distribuire periodicamente. In pratica si applica lo stesso criterio per il calcolo della concimazione in copertura tradizionale dove, al posto di utilizzare lo spandiconcime meccanico per distribuire il fertilizzante, si utilizza l’acqua d’irrigazione.